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La croce di Borbona

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La croce processionale di Borbona

La croce processionale di Borbona è una delle opere d'arte più pregevoli tra quelle presenti comuni dell'Alta Valle del Velino. Di notevoli dimensioni, 115x70 cm, è un capolavoro dell'oreficeria medievale che risale al 1320-1330 circa, lasciata in eredità dal Regno angioino di cui Borbona faceva parte. È sbalzata in lamina d'argento dorato a fuoco, inciso a bulino e decorata da sfere terminali in rame dorato e da quaranta smalti traslucidi. 
Espressione religiosa e politica, e motivo di mediazione, la croce angioina, è attribuibile ad Andrea di Jacopo d'Ognabene, un importante orefice toscano, operante nel settore culturale di Roberto d'Angiò che, alla corte di Napoli, convocò artisti provenienti da ogni parte d'Europa. Essa riveste un importante significato storico in quanto è testimonianza di un evento critico che vide la scissione dei francescani spirituali sostenitori di un ideale di Chiesa sostanzialmente povera, dalla curia pontificia di Giovanni XXII trasferita ad Avignone. Chi fu da intermediario in questo duro contrasto, fu proprio Roberto D'Angiò il saggio, sostenitore degli spirituali nel regno di Napoli.

La croce processionale di Borbona compariva sicuramente insieme ad  un gruppo di grandi croci processionali collocate nei santuari lungo il confine del Regno angioino. Tra questi, quello di  Santa Croce in Burbone, dove, dopo il 1290, nasce Borbona, che divenne uno dei 99 castelli de L'Aquila. 
L'opera, in tutta la sua straordinaria bellezza ed intensa espressività, esprime chiaramente l'universalismo appartenente alla corte angioina ai tempi di Roberto il saggio.

Il critico d'arte Giorgio Guarnieri, si è molto interessato a questo capolavoro, tanto da pubblicare un saggio critico, "La croce processionale di Borbona Sec. XIV", capace di dare delle risposte adeguate ai tanti interrogativi posti in merito alla stessa. In base al suo studio iconografico, sono emersi, molti interessanti significati:

[…]"Sul recto il Cristo è crocefisso sull'Albero della vita, arbor vitae, che sorge al centro dell'Eden, e il suo sangue bagna (redime) il teschio di Adamo sepolto alla base del Golgota che qui è anche l'Eden dal quale egli è stato espulso.
Gli angeli in volo presso il Cristo, nelle placchette smaltate, ne compiangono la morte, mentre ai lati Maria e Giovanni sono contriti come in una lauda drammatica.
L'arcangelo Michele, in alto, trionfa sul drago; in basso un plastico angelo annunciante, Gabriele, fa da perno tra il recto e il verso della croce introducendo la figura di Giovanni Battista splendidamente accampata presso il solenne Cristo in trono.
Il Cristo, coronato di gigli angioini, siede sul trono che lo aspetta alla fine dei tempi (sul libro si legge EGOSUM LUX MUNDI ) ed è attorniato da Pietro, Paolo e dagli evangelisti, alati come nella visione apocalittica, tra i quali emerge prepotentemente Giovanni, il filosofo dei vangeli, con testa d'aquila.
Il senso profondo di questa iconografia è tutto nel nesso che si avverte tra l'inizio della vicenda umana (l'Eden) e la sua conclusione (io sono l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine, dice il Cristo dell'Apocalisse).
E lo Spirito Santo, che permea della sua presenza tutta la croce, saldandosi alle immagini del Figlio crocefisso e del Padre in trono evoca con forza il paradigma centrale della fede, il nodo concettuale della Trinità.
Tutto nella croce sembra accentuare questa vibrante presenza angelica dello Spirito Santo: Michele trionfante sul drago rappresenta anche i doni del battesimo che vincono il male; Gabriele veicolo dello Spirito Santo, non annuncia qui, a parere di chi scrive, la nascita di Cristo, quanto piuttosto la nascita del Battista, che è appunto il fondamentale intermediario della terza persona della Trinità. E la figura corrispondente a Gabriele, sul verso, deve essere quindi Zaccaria, il sacerdote del Tempio padre del Battista che riceve la visita dell'angelo sei mesi prima della Vergine (Luca, 1) (2); sopra di lui c'è il figlio, il Battista, in una posizione di centrale importanza.
Nella croce è poi esaltata l'immagine di Giovanni (fig. 6), colui che più di ogni altro evangelista ha messo al centro del pensiero cristiano la Trinità e la missione dello Spirito Santo in veste di Consolatore (il Paracleto)"[…]

Giorgio Guarnieri "La croce processionale di Borbona Sec. XIV"  

 

L'opera, anche se poco accuratamente, è stata, più volte restaurata ed è conservata oggi nella Chiesa di S. Maria Assunta a Borbona, dopo anni di esposizione nel museo del Tesoro del Duomo di Rieti, e con venerazione e rispetto, ogni  prima Domenica di Settembre per la Festa della Natività di Maria, gli abitanti di Borbona la accompagnano in processione.

 

Dove si trova: Borbona - Chiesa di S. Maria Assunta

Fonti: www.comune.borbona.rieti.it

 

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