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Importanti rinvenimenti archeologici a Castel Sant'Angelo

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UN ESEMPIO VIRTUOSO DI TUTELA DEL PATRIMONIO.

SCAVANO PER METTERE IN SICUREZZA UN CANALE: RIAFFIORANO LE SEPOLTURE INVIOLATE DI ADULTI E BAMBINI

CASTEL SANT’ANGELO. Nel territorio del comune di Castel Sant’Angelo, un paese della provincia di Rieti distante pochi chilometri dalla città stessa, nel corso di lavori per il consolidamento della scarpata del canale idraulico della Centrale Idroelettrica di Cotilia, sono venuti alla luce i resti di una struttura abitativa ed un piccolo gruppo di sepolture della tarda età romana.

Della piccola necropoli non si aveva prima nessuna notizia. Mai infatti erano stati fatti scavi sistematici. Anche all’epoca della costruzione del canale, negli anni 30 del Novecento, non si eseguivano ricerche archeologiche preliminari né si seguivano per sorveglianza i lavori di pubblica utilità.

“È un’area molto interessante – spiega Giovanna Alvino funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio – ricca di presenze archeologiche ed attraversata dall’antica via Salaria”. Proprio un tratto dell’antica via è visibile all’interno del lago di pesca sportiva, distante una ottantina di metri dai ritrovamenti. Della Salaria si riconoscono agevolmente i blocchi che delimitano e sostengono la carreggiata, costruita con una pavimentazione di pietrisco e larga in questo tratto circa 4 metri.

Si tratta di una necropoli di tombe in terra, del tipo a cappuccina con copertura realizzata in lastre di travertino. Proprio questa è una caratteristica locale, come caratteristica del posto è la pietra utilizzata, che denota l’adattamento degli antichi nella scelta dei materiali da costruzione impiegati. I defunti erano deposti nelle tombe probabilmente avvolti nel sudario e a talvolta con piccoli oggetti di ornamento, come orecchini o bracciali, o con piccoli vasi per liquidi posti generalmente vicino alla testa. Sarà però necessario attendere i risultati delle analisi antropologiche per conoscere il sesso dei defunti e la loro età alla morte. Gli oggetti di corredo rimandano comunque ad un orizzonte cronologico genericamente tardo romano.

Queste sepolture tagliano gli strati di abbandono che coprono parzialmente le strutture abitative più antiche, a sottolineare da un lato l’abbandono in cui versava la struttura, dall’altro la continuità di vita in questa zona a forte vocazione agricola fin dall’epoca romana. Proprio la sottostante fertile piana di San Vittorino doveva essere l’ampia area della comunità destinata alla coltivazione.

“Scoperte di questo tipo – spiega ancora Giovanna Alvino – sono piuttosto comuni nel panorama dei ritrovamenti occasionali, e non sono da definire straordinari per la qualità e l’entità del giacimento archeologico. Piuttosto la loro importanza risiede nella documentazione accurata effettuata dagli archeologi in cantiere. Documentazione che permette una conoscenza precisa dell’emergenza archeologica e consente, inserendo questo sito nel complesso dei ritrovamenti della zona, di ricostruire il panorama antico dell’area.” E visto in quest’ottica possiamo allora parlare di un ritrovamento straordinario che colma lacune di conoscenze. Importantissimo è allora aver recuperato questi resti ed averli documentati nel loro contesto. Cosa che è possibile fare solo nel momento del rinvenimento per consentire la realizzazione dell’opera in progetto, che spesso inevitabilmente oblitera i resti per sempre.

Scoperte interessanti, insomma, che testimoniano quanto possa essere proficuo l’importantissimo lavoro di sorveglianza richiesto dalla Soprintendenza Archeologica in occasione di lavori pubblici e privati in zone ad alta valenza archeologica.

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Fig. 1 – Una delle sepolture in corso di scavo 

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Fig. 2 – La via Salaria antica nel lago di pesca sportiva (da Alvino 2003)

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Fig. 3 – L’area dei rinvenimenti archeologici durante i lavori di consolidamento della scarpata

 
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